mercoledì 31 dicembre 2014

Piccole grandi cose

Non so cosa ti aspettavi di trovare la mattina di Natale, magari qualcosa che desideravi da tempo, forse qualcosa che nonostante i problemi economici speravi comunque con tutto te stesso che alla fine apparisse come per magia. Lo so che potresti pensare che è così che si manifesta il proprio amore a qualcuno, soddisfare i suoi desideri, coprirlo di regali. E' vero che esaudire un sogno di qualcuno che ami sia uno dei tanti modi di dimostrare il proprio amore, ma è un pò diverso dal credere che un regalo possa sostituire l'amore. Così come è diverso soddisfare un bisogno da un desiderio o fare un regalo per abitudine o consuetudine o per ricevere qualcosa in cambio, da un regalo creato appositamente per te senza aspettarsi niente, se non di vederti apprezzarlo.
Anche se conosci le difficoltà, credevi comunque che tua madre o il papà, sorella o fratello, nonna o zia o un altro parente, ti avrebbero fatto trovare proprio quello che desideravi. Poteva anche succedere, che con tanti sacrifici e rinunce, qualcuno dei tuoi familiari riuscisse a farti trovare proprio ciò che volevi, ti auguro che sia stato così, ma può darsi che alla fine invece hai trovato qualcos'altro. Che so, una maglia fatta a mano da tua madre, qualcosa che il papà ha costruito con le sue mani, una tela dipinta da tua sorella o un'altro oggetto, fatto con mani sapienti e tanta pazienza. Se è successo così, forse sei rimasto un pò deluso, ma anche se non era quello che ti aspettavi spero tu non l'abbia subito messo da parte. Potresti essere ancora troppo giovane e per tale motivo immaturo per comprendere l'importanza di quel regalo, prova lo stesso a capirne il significato, a maggior ragione se invece non lo sei. Se non lo fai magari un giorno potresti anche ripensarci e chissà se sarai ancora in tempo o non lo avrai più. Allora potrebbero mancarti quelle cose che giudicavi insignificanti. Ti mancherà il calore di quel maglione, che chissà come mai ti scaldava più di ogni altro,anche se allora quasi lo odiavi perchè rappresentava il mancato raggiungimento del tuo desiderio. Lo mettevi poche volte e solo se tua madre insisteva tanto, proprio non potevi vederlo quel maglione, poi potresti pentirtene e allora chissà cosa faresti per riaverlo. E quella tela, che quasi non degnasti di uno sguardo, anche se non era di un famoso pittore, potresti pentirti di non averla apprezzata. Deluso da quel regalo lo mettesti subito in un angolo, ma un bel giorno magari ti affannerai a cercarlo, pensando che quella stanza anonima sarebbe più allegra ravvivata da tutti quei colori, e forse capirai perchè da quella volta non ne hai più ricevuti. Forse capirai, che anche se potessi permetterti di comprare uno dei tanti dipinti di famosi pittori, non avrà mai lo stesso significato che aveva per te quella semplice tela.
Così come potresti sentire la mancanza di tutti quei gesti che adesso ti sembrano insignificanti, ai quali non dai importanza. Una telefonata solo per sentire la tua voce, per sapere come stai, o una mail per sentirsi più vicino a te, alla quale non rispondi mai o lo fai in maniera svogliata, tutte quelle accortezze per venire incontro ai tuoi gusti, per vederti felice, che ti sembrano scontate. ma non lo sono.
Potrebbero mancarti quegli auguri speciali per Natale o Pasqua o per il tuo compleanno come solo quelli che ti amano possono fare. Magari con un bigliettino fatto a mano, che anche se è semplice, qualcuno che ti vuole bene lo ha fatto mentre ti pensava, oppure un video in cui musica e immagini sono state scelte con minuzia, per farti arrivare qualcosa di davvero speciale, per farti sentire importante, perchè per la persona che lo ha fatto lo sei, e così voleva dimostrartelo.
Non aspettare troppo a comprendere l'importanza di quei piccoli gesti che nascono spontanei, quei regali che credi insignificanti, quelle cose che il solo denaro non può comprare, perchè anche se fosse possibile farlo non avrebbero lo stesso significato, proprio quello che ti deve far capire, che dietro di essi c'è un pensiero, una preoccupazione, un amore nei tuoi confronti.
Spesso i regali sono solo una semplice routine, un abitudine e assumono sfumature e significati differenti, da non confondere con quei gesti, auguri speciali, quelle cose che ti appaiono piccole ma invece sono grandi, in cui c'è tutto l'amore, un amore autentico che non si può comprare.
Non aspettare a non essere più in tempo a capirne finalmente il loro significato, o forse non lo capirai mai, in quel caso potrò solo essere dispiaciuta per te, per non aver saputo apprezzare quelle piccole grandi cose.
Cerca sempre se puoi di capire, questo è il mio augurio per il 2015.

venerdì 19 dicembre 2014

Buon Natale

Se fossi Babbo Natale non vi porterei regali, almeno non quello che intendete voi, niente che si possa scartare o mostrare ma qualcosa di ancora più prezioso. Almeno per un pò vi farei tornare bambini, al tempo in cui non riuscivamo a capire il mondo degli adulti. Ci sembrava così sciocco quel mondo allora.
Io non capivo cosa fosse tutto quell'affaccendarsi degli adulti che non avevano mai tempo da dedicare ai propri cari, e sono sicura che anche voi allora ve lo chiedevate.
Eppure,eppure il tempo c'era, chissà perchè loro non riuscivano a trovarlo. Avrei voluto dire loro "ehi, sono qui" ma tanto non avrebbero sentito. Non riuscivano a godersi le cose davvero importanti e le tante meraviglie restavano inosservate dai loro occhi, troppo presi dalla frenesia di raggiungere chissà quali obiettivi. Quando eravamo bambini tutto ci appariva straordinario, e quella sensazione di stupore davanti a cose semplici, ci faceva stare bene. Si rimaneva incantati di fronte allo spettacolo di un tramonto, strabiliati dal volo leggiadro di una farfalla, dal brulicare della vita nei campi, dalle onde che si infrangono sulla battigia. Si rimaneva incantati ad ascoltare in silenzio il rumore del mare o della pioggia, il sibilo del vento.
Come facevano gli adulti a non capire che la vera bellezza è ciò che spontaneamente ci viene offerto. Le cose belle della vita sono semplici e non costano nulla.
I più, crescendo, si dimenticano di quando erano bambini, di quando era facile stupirsi, si dimenticano di quanto fossero stati spontanei, naturali, veri.
Torna bambino ogni volta che puoi e sono certa che il tuo cuore griderà di gioia. Così apprezzerai quelle cose a cui non dai più importanza, non dipenderai più dalle tue finzioni, non avrai catene da portare, sarai padrone di te stesso, libero.
Chi imbroglia gli altri, innanzitutto imbroglia se stesso e avrà sempre un fardello pesante da portare, diventerà dipendente dalle sue stesse finzioni per timore di venire scoperto.
Ricorda, se sei vero sei libero, e libertà è ricchezza.
A rischio di sembrare presuntuosa,anche se non lo sono io mi sento ricca, ma non di denaro, sono ricca di tante cose, di una ricchezza della quale non sono mai sazia.  Ho voglia di conoscere, sapere, imparare, ma più di ogni altra cosa ho voglia di stupirmi, meravigliarmi come quando ero bambina.
Auguro a tutti di riuscire ancora a stupirsi, di ritrovare la vostra innocenza, quella di quando eravate bambini che aspettavano il Natale tutto l'anno come solo loro sanno fare, perchè i bambini sanno ancora sognare.
Buon Natale a tutti.

domenica 14 dicembre 2014

Camminare insieme

Tutte le brutte notizie che ogni giorno leggiamo sui quotidiani o ascoltiamo nei vari tg, anche se ci inorridiscono, ci fanno sentire proprio per quel motivo, in qualche maniera delle persone migliori. Non si può negare che chiunque non arrivi a compiere certi atti, sia per forza di cose, meglio come persona di chi invece compie certe bassezze o barbarie. Però è facile sentirsi in pace con noi stessi confrontandosi con i disonesti o peggio, come dire che rispetto a tanto marcio che esiste nel mondo, siamo angeli. In parte è anche vero, ma esisterà sempre qualcuno che fa peggio, e ciò non può essere un alibi per giustificarsi o sentirsi scusati nel compiere atti, anche se meno gravi, pur sempre deprecabili. La propensione alla disonesta o comportamenti scorretti, non si può nemmeno attribuire al "così fan tutti". E' altresì troppo facile reclamare giustizia puntando il dito o credere che per cambiare le cose basti solo portare in corteo un cartello, innanzitutto preoccupati di essere tu stesso una persona retta in tutto ciò che fai, allora potrai essere credibile e le tue parole verranno ascoltate. Giustizia, se mai si potrà ottenere, è comportandosi da giusti, da persone oneste. Con questo non voglio dire che chiunque abbia commesso degli errori non possa ravvedersi, ma non è guardando verso chi sbaglia o chi fa peggio che possiamo crescere. Se ti confronti con la feccia, non ti devi sforzare per essere migliore, ma ciò non vuol dire che basti per fare meglio. Ciò che davvero può farci riflettere o magari migliorarsi, è il confronto con coloro che attraverso i loro comportamenti e le loro opere fanno onore al genere umano. Di tutta questa gente, che per fortuna esiste, se ne parla troppo poco o niente. Fanno più notizia gli scandali, corruzione, azioni spregevoli, meschinità, che pur se ne deve parlare a titolo di informazione, ma che non devono diventare solo uno show business. Capisco che facciano audience, alla cosiddetta " gente normale" piace confrontarsi con la parte peggiore dell'essere umano, così da potersi dissociare da tanto schifo e sentirsi in qualche maniera in pace con se stessi, o che le disgrazie altrui facciano sentire le nostre meno pesanti. Non è sentendosi l'animo più leggero che possiamo meditare sul nostro operato. Le cose buone, le brave persone ci sono, e meriterebbero un pò più di spazio, invece sembra che non importi niente a nessuno della loro esistenza, così come è facile dimenticare tutto ciò che di bello e buono c'è o c'è stato, mentre una mancanza o un errore è difficile metterlo da parte. Per restituire all'uomo la conoscenza di se stesso e promuovere una società degna di questo nome, bisogna percorrere la strada dell'onesta, giustizia, coerenza, un'autenticità faticosa, limpida, vera, allora tutto diventa possibile, anche camminare insieme.

" Il dovere è sempre quello della razionalità,
nel cuore che arde della fiamma
dell'ideale umano,
della civiltà,
della libertà,
dell'opera indefessa "

B.Croce

lunedì 1 dicembre 2014

Nobile selvaggio

In una comunità i cui membri non si conoscono fra loro l'individuo è anonimo e gli manca uno stimolo vitale al comportamento altruistico o almeno riguardoso verso chi non conosce personalmente. La vita moderna rende l'uomo più indifferente verso gli altri perchè si è perso il senso proprio della comunità e di conseguenza della responsabilità sociale. Questo senso di isolamento che affligge tanti abitanti delle città porta ad un disgregamento dei valori comunitari al quale occorre porre un freno. La storia del mondo occidentale è un procedere dalla spiritualità al materialismo con una sempre maggiore razionalizzazione sociale e una concentrazione del potere in enormi organizzazioni che passano dalla forza all'astuzia e viceversa, nella loro ansia di conquistare o mantenere il potere. Nel corso dei secoli ci sono stati dei cambiamenti dovuti in gran parte a chi ha rischiato l'impopolarità e che con le loro opere hanno incoraggiato un atteggiamento più sano.
Purtroppo tutte le leggi tendono a favorire quelli che hanno, contro quelli che non hanno, il forte contro il debole, ed è inutile cercare una morale migliore fino a che le leggi non vengano riformate. Il vero problema odierno sta nel mantenere viva la libertà individuale purchè ognuno dipenda dallo Stato per i beni essenziali, questa non è libertà. Questa dipendenza e l'ossequienza che ne consegue è il male radicale.
Rousseau, filosofo e teorico sociale e morale del 700, già allora diceva che la società moderna era corrotta dal denaro, dal lusso, dalla dipendenza asservitrice di un uomo dall'altro, di una classe dall'altra. Ammirava le comunità semplici, lontane dalla vita corrotta che aveva perduto ogni contatto con la realtà e con la natura. Egli bramava una società nella quale potesse continuare ad essere se stesso pur essendo unito agli altri. Affermava che era più facile progredire dalla primitiva rusticità che per i popoli avanzati ritornare sui loro passi attraverso un processo di riforme. L'uguaglianza dei diritti era chimerica e vana perchè i mezzi intesi a mantenerla sarebbero essi stessi serviti a distruggerla e l'oppressione del debole da parte del forte, corroborata dall'autorità pubblica, disturbava quella specie di equilibrio che la natura aveva creato tra essi.
Non mi sembra che da allora sia cambiato molto.
Rousseau, aspirava a essere cittadino emancipato dalle superstizioni, dai pregiudizi e dalle convenzioni che asserviscono l'uomo civilizzato perchè ciò che rende l'uomo essenzialmente buono è l'avere pochi bisogni e il non fare troppo conto dell'opinione altrui. Solo con una mente libera, pura e fresca si crea un futuro di speranza. Il " nobile selvaggio " con la sua grazia innocente, senza alcun compito impostogli se non quello della propria volontà e che per tale motivo egli deve ragionare su tutto ciò che fa, il suo corpo diventa così strumento della sua mente, e la sua mente strumento del suo corpo.  

lunedì 10 novembre 2014

Esistere

Ogni individuo ha bisogno di essere riconosciuto socialmente, non per sentirsi superiori a nessuno, ma perchè abbiamo bisogno di sapere, che nonostante ognuno di noi sia solo una infinitesima particella nell'immenso cosmo, anche noi ne facciamo parte. Per tale motivo esiste la ricerca di affermare la nostra esistenza nel mondo. Non a caso oggi ci sono i social network, ove chiunque può sfoggiare ciò che meglio reputa possa rappresentarlo. Questa è l'epoca in cui, se non hai un profilo social è quasi come tu non esistessi realmente, e cosa ancora più assurda, è che ogni attimo vissuto, perchè possa davvero dirsi tale, non basta più viverlo, ma per renderlo reale deve essere condiviso virtualmente. Compaiono così milioni di selfie, parola coniata appositamente per questa pratica ossessiva, che non sono altro che autoscatti nelle pose e situazioni più svariate. Nulla a che vedere con coloro che si espongono in prima persona per raccontare una loro esperienza che possa essere in qualche maniera di aiuto agli altri. Nella maggior parte dei casi, i selfie non vengono nemmeno fatti per immortalare momenti felici da custodire o condividere con i cari, ma vengono appositamente fatti per essere condivisi con chiunque sui social. Spesso sono scatti talmente personali da non capire quale interesse dovrebbero suscitare. Lo trovo un maldestro tentativo di affermare la propria esistenza, contenti loro. C'è perfino chi, nel tentativo di farsi notare, compie atti di bullismo per poterli filmare e condividere sui social, come se fosse qualcosa di cui andare fieri. Pazzesco.
A parte il fatto che non li chiamerei atti di bullismo ma violenza pura e semplice, e come tale andrebbero considerati e quindi puniti dalla legge, ma trovo inconcepibile esistano delle persone che tentano di mascherarli come semplici scherzi tra ragazzi. Gli scherzi non mandano all'ospedale, non riducono in coma, gli scherzi non rovinano la vita di qualcuno. Se questa vi sembra la maniera di far sapere della vostra esistenza, almeno abbiate il coraggio di farlo a volto scoperto, e di subirne le conseguenze come sarebbe giusto che fosse. Se poi questo è il meglio che può rappresentarvi, per quello che mi riguarda valete meno di zero così coloro che utilizzano la violenza. Chi ha bisogno di compiere certi atti per farsi sentire, non è altro che un debole che tenta di compensare le sue mancanze costringendo altri ad una sorta di sottomissione o che ha bisogno di offendere coloro che teme per non dover ammettere le proprie lacune. I social non sono stati creati per queste cose.
Nonostante i tempi difficili, ci sono anche delle persone che sembrano non risentirne, anzi, per mostrare la propria personalità ricorrono all'ostentazione della capienza del proprio portafoglio, come se, a prescindere dalla bellezza o meno, dall'utilità o effettiva necessità, sia il costo elevato a far acquisire importanza a qualsiasi cosa, e di conseguenza a coloro che possono permettersela. Non mi stupirei se prima o poi se ne andranno a spasso con l'etichetta del prezzo in bella mostra sugli abiti che indossano, come una sorta di manichini viventi, così, giusto per far vedere che loro se lo possono permettere. Esibizionisti.
E cosa vogliamo dire di quelli che fanno code infinite per accaparrarsi l'ultimo modello tecnologico, solo perchè quello acquistato qualche mese prima, ed ancora perfettamente funzionante, è diventato il vecchio modello, ma vuoi mettere poter dire "ce l'ho anch'io " come se ciò fosse un merito.
La ricchezza è solo un mezzo che può aiutarci a realizzare le nostre idee ma non può sostituirle, così come non basta esibire una chitarra costosa per credersi superiori, sarebbe meglio mostrare di saperla suonare. Sono le note che riusciamo a comporre, attraverso lo studio, a volte anche il sacrificio, continue prove e prima ancora la passione per ciò che facciamo che meglio possono rappresentarci e magari farci sentire un pò orgogliosi di noi stessi. E questa cosa è valida per tutto, ci vuole impegno e passione perchè niente viene da solo. Purtroppo, la maggior parte delle persone che esistono nel mondo, e sono davvero tante, che hanno una qualche capacità di creare qualcosa con le proprie mani o di ideare un qualcosa di originale o solo creare, non hanno vita facile. Spesso vengono snobbate o sminuite per il solo fatto di possedere una qualche capacità, da coloro che preferiscono restare nella mediocrità senza nemmeno tentare di migliorarsi e che sanno solo deprecare e denigrare gli altri per non sentirsi delle nullità nei loro confronti. Certo, è più facile dire che un frutto è acerbo se non arrivi a coglierlo.

Arthur Schopenhauer diceva

" Dovunque e comunque
si manifesti l'eccellenza,
subito la generale mediocrità,
si allea e congiura per soffocarla "

Se ci pensate bene,questa cosa spiega come mai spesso sono i mediocri ad avere più fortuna, mentre coloro che hanno capacità superiori, il più delle volte devono sudarsi il loro posto nel mondo.
Ognuno può sentirsi rappresentato ed esprimere la propria personalità come vuole, ma ciò che davvero può parlare di noi, sono le nostre opere, e dimostrare di possedere delle capacità, senza per questo sentirsi dei fenomeni, è sempre un merito, qualsiasi cosa se ne dica. E' sempre meglio creare invece che distruggere. 
    

martedì 14 ottobre 2014

Quelli che se ne vanno...

Quelli che se ne vanno
hanno tutti lo stesso sguardo,
quello triste di chi lascia la 
propria terra, di chi deve
separarsi dai propri cari,
lo sguardo delle parole
trattenute in gola.

Se ne vanno per tanti motivi,
in cerca di vita migliore,
di un lavoro dignitoso,
o se ne vanno per raggiungere
qualcuno che li aspetta.

Se ne vanno per fuggire dalle guerre,
dalla schiavitù, dall'ignoranza
che crea le differenze.

Se ne vanno per inseguire un sogno
o una certezza,
se ne vanno per ritornare un giorno
o per non tornare più.

Quelli che se ne vanno...ma resteranno per sempre.

martedì 23 settembre 2014

Istruzione

All'inizio si facevano le astine. Coloro che sono oltre gli anta sanno di cosa parlo a quelli più giovani sembrerà preistoria ma era così che allora si iniziava ad imparare a scrivere. In prima elementare, il maestro o la maestra, ci faceva riempire i quaderni di astine e cerchietti prima di iniziare a capire che sarebbero serviti a comporre l'alfabeto. I bambini di oggi, a sei anni, utilizzano i computer, cellulari e tecnologie varie, altro che astine. Il progresso ha cambiato molte cose, non tutte in positivo purtroppo, ma questa è un altra storia, in ogni caso questa evoluzione ha cambiato anche i metodi di insegnamento. Gradatamente è diventata una professione specializzata in cui non vengono trasmesse solo le nozioni elementari.
Come le scuole dei secoli scorsi furono trasformate dall'invenzione della stampa, così le scuole odierne si aggiornano ai tempi con l'utilizzo delle moderne tecnologie che possono liberare il professore dal lato ripetitivo e meccanico del suo compito, consentendoli di raccogliere i suoi sforzi sulla parte stimolatrice e creativa dell'insegnamento, quella parte che nessuna macchina può sostituire, quella che dipende dal contatto umano. E' chiaro che l'istruzione tecnica e professionale è essenziale, così come è importante oltre alla teoria anche la pratica manuale. Spesso e volentieri una volta finiti gli studi, qualsiasi sia il nostro diploma o laurea, saremo costretti ad un periodo di pratica proprio perchè la sola formazione teorica non basta. Addirittura ci sono mestieri in cui è più importante la manualità, l'attitudine personale e l'esperienza pratica di tutte le teorie che  potremmo apprendere con lo studio. Alcuni datori di lavoro dovrebbero tenerne conto di questa cosa.
La scuola dovrebbe preparare i suoi giovani non solo a diventare membri lavoratori produttivi ma anche membri leali della comunità, insegnare loro che: gli impegni e le promesse vanno mantenute, le norme osservate, gli accordi rispettati, e inoltre dovrebbe sviluppare nei giovani il discernimento e la capacità di usare il senso critico nei confronti della società ma anche e sopratutto di se stessi.
I bambini, ma anche i giovani e qualche volta gli adulti, trascorrono molti anni sui banchi di scuola, per cui l'istruzione ha acquisito con il tempo un ruolo sempre più importante. Una volta terminata la scuola dell'obbligo, coloro che desiderano continuare gli studi, purtroppo rivolgono la loro attenzione sopratutto sull'ottenere buone occupazioni invece di rivolgerle verso le loro attitudini, non è detto però che coloro che ambiscono a ricoprire un certo ruolo siano in possesso delle doti richieste. I test di ammissione sono spesso indirizzati a provare le nozioni acquisite e non le reali capacità naturali. Sono del parere che per fare certi tipi di mestiere ci voglia una predisposizione, una vocazione come quella dei preti e delle suore. Se non c'è, lascia perdere, fai qualcos'altro, fallo per te perchè poi ne sentirai il peso, ma più che altro fallo per quei poveri disgraziati che potrebbero avere a che fare con te una volta che ti sarai diplomato o laureato, che sarai diventato medico, infermiere o insegnate o un qualsiasi altro mestiere che potrà farti avere un contatto con coloro che soffrono, con i deboli e gli indifesi, che siano bambini o anziani o malati e con chiunque non sia in grado di difendersi. Bisognerebbe testare anche il grado di umanità, perchè le nozioni si possono imparare, l'esperienza verrà in seguito, ma certe attitudini se non ci sono, non verranno acquisite con il tempo. Non è una colpa se non c'è la vocazione, ma così come non ci sogneremmo mai di diventare preti o suore se non ci fosse stata in noi  "la chiamata" non si può fare certi tipi di mestiere se non c'è una predisposizione. Così per fare un esempio, quando andiamo dal medico, spesso siamo impauriti e ci aspettiamo che ci rassicuri, che tra noi e il medico si instauri un clima di fiducia e comprensione ancor prima che sia in grado di aiutarci. Tra un bravo medico e un bravo medico che abbia anche il fattore " U " umanità, preferirei di gran lunga il secondo.
Lo stesso vale per un insegnante, esso o essa ha una grande responsabilità. Oltre a quella di trasmettere alle giovani generazioni la cultura e incoraggiarli a sviluppare le loro capacità creative, l'amore per il sapere e per tutto quanto c'è di bello al mondo, nello stesso tempo deve formare una coscienza civica. Un insegnante deve essere anche una guida, un consigliere, dal momento che spesso i giovani sono confusi o privi di scopo, provocando in essi tensioni o peggio ancora, lacerazioni nella loro psiche. Per tale motivo, coloro che intendono percorrere la strada dell'insegnamento, devono necessariamente comprenderli, non per contemplarli, ma per aiutarli a seconda dell'indole del ragazzo, con energia o con infinita dolcezza e discrezione, a realizzarsi secondo la propria inclinazione che non verrà loro imposta, ma che l'insegnante aiuterà a individuarla e custodirla. Anche l'insegnate non è quindi un mestiere come un altro che può offrire solo dei vantaggi economici, ci vuole anche una certa predisposizione prima di intraprendere quella strada, ma offre delle soddisfazioni ben più grandi di quelle che il solo denaro non può dare, formare individui.
L'istruzione, specialmente quella pubblica, dovrebbe avere il fine di far progredire ogni individuo così da evolvere in un membro della comunità capace di migliorare se stesso e la società.    

mercoledì 3 settembre 2014

Leggi e convenzioni

Esistono regole di condotta che non ci vengono imposte come leggi ma derivano da una disciplina volontaria che si basa sulla concezione che abbiamo su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, così come esistono comportamenti dettati più dalla nostra coscienza che dalla ragione. Esistono anche convenzioni che non dispongono di sanzioni se non osservate, ma che spesso vengono rispettate più per paura dell'opinione pubblica, di venir messi in ridicolo o al bando, motivo assai più efficace da seguire della legge stessa.
Nella vita di tutti i giorni, per tanta gente, è spesso più importante ciò che pensano i suoi colleghi di lavoro o vicini di casa o amici e parenti, più di quanto non lo sia la propria coscienza ed a volte è anche più importante della legge. Così esistono individui che non si fanno scrupoli a gettar fango su altri pur di salvarsi la faccia di fronte alla comunità, gente abituata a mantenere la cosiddetta immagine di facciata, che morirebbe di vergogna se non fosse arrivata, attraverso una perversione delle idee, a farne fonte di vanità. Se è sulla morale che si basa il rispetto per gli altri, purtroppo ci sono idee contrastanti su ciò che è buono e ciò che è cattivo o meglio, per qualcuno questi criteri cambiano sotto la pressione di idee e nuovi contatti, mutano a seconda di ciò che fa loro più comodo al momento.
La legge stabilisce che tutti sono uguali di fronte ad essa e tale uguaglianza è uno dei mezzi con cui assicura l'equità della sua applicazione. Ma se la legge prima di pronunciare la sua sentenza non può tener conto di altri aspetti della vita, a meno che questi non abbiano un diretto rapporto con la fattispecie, assumono invece importanza quando si tratta di capire i comportamenti, le regole di condotta che ogni individuo assume nei confronti di altri. E' troppo facile e sbagliato condannare o assolvere solo attenendosi alla superficie delle cose, così come un giudice non terrà conto solo della lettura della legge ma anche al suo spirito e infliggerà pene più o meno severe a seconda della gravità della colpa. Come singoli non possiamo far rispettare la legge con mezzi personali, non possiamo impedire agli altri di avere una loro visione di noi anche se sbagliata o impedire che altri possano condizionarli a nostro sfavore, ma come cittadini di uno Stato, dovremmo sentirci protetti dalla legge senza timore che vi siano abusi di potere, intimidazioni o corruzione, senza che la legge possa subire l'impero di uno o di un gruppo che possa manipolarla a loro piacimento.

lunedì 11 agosto 2014

Conflitti

In una società ove vi sia una forte uguaglianza sociale, pochi saranno i suoi conflitti poichè essa costituirà un importante elemento di coesione, e meno ancora saranno i cambiamenti non essendoci nessun motivo per attuarli. In una società ove l'elemento di coesione non è dato dall'uguaglianza ma dalle differenze e dalla specializzazione dei singoli individui, saranno più comuni i conflitti poichè sono proprio le differenze ad aumentare le possibilità di disaccordi sociali. Le differenze:  di età o di sesso, economiche, di concezioni politiche o religiose possono quindi portare a squilibri. Sono gli sforzi che ciascun componente della società cerca di fare, che possono condurre verso la tolleranza religiosa e verso la democrazia, verso la creazione di leggi in difesa dei più deboli, a provvedimenti di carattere sociale e previdenziale.
I cambiamenti possono quindi avvenire in maniera pacifica e graduale ma ciò implica un grande impegno da parte di tutti e naturalmente parecchio tempo. In realtà sono i conflitti, che non vuol dire guerra nel senso più crudo del termine, ma bensì confrontarsi, anche discutere animatamente, arrivare perfino a certe fratture negli schemi sociali, che possono portare i più importanti cambiamenti benefici e arrivare ad attuare riforme sociali.
Ove ci sia necessità di cambiamento, difficilmente quindi potrà avvenire in breve tempo o in maniera pacifica, in ogni caso occorre che ciascun componente si sforzi di contribuire affinchè ciò avvenga.
La società può essere paragonata all'organismo umano in cui i vari elementi formano un tutto interdipendente.
Se un organo funzionasse male o venisse rimosso ogni parte del corpo ne risentirebbe o potrebbe perfino cessare di esistere. I vari gruppi della società sono altrettanto interdipendenti ed il mal funzionamento anche di uno solo di essi potrebbe compromettere anche quello di tutti gli altri. Questa cosa è talmente ovvia da poter pensare di escludere la necessità di ulteriori spiegazioni ma in realtà le cose non stanno esattamente così. La società è composta da individui capaci di agire liberamente, guidati da interessi più vari e quindi soggetti a contrasti. Anche se il paragone calza a pennello, in realtà gli esseri umani non sono organismi inconsciamente sociali per cui devono imparare a cooperare evitando le lotte per la ricchezza e il potere.
Imparare a cooperare non vuol dire permettere a pochi di prosperare alle spese altrui e nemmeno vuol dire che vi siano settori che per la loro sussistenza dipendano dal fatto di limitare o frenare le opportunità degli altri. Nell'arraffa arraffa, trionfano solo i più corrotti che garantiscono le proprietà dei ricchi e schiavizzano gli altri con la miseria, e i violenti, i dittatori, che sono la feccia dell'umanità. Coloro che arrivano a sottomettersi a una disciplina dispotica finiranno con aver paura di chiunque si muova liberamente.

mercoledì 30 luglio 2014

Gli antipatici

Una delle odierne anomalie è quella sorta di pigra assuefazione verso ciò che è male, ciò che è sbagliato. Sembra quasi che la gente non ci faccia più nemmeno caso "è così che funziona" quante volte lo abbiamo sentito dire o magari a nostra volta l'abbiamo pronunciato, quasi come fosse una rassegnazione. I fatti però dimostrano proprio il contrario. Accettare passivamente e nemmeno stupirsi più davanti a certi comportamenti o situazioni di sofferenza, miseria o degrado, come fossero quisquilie, non può essere un'abitudine. Lo so che si diventa un pò "antipatici"  a dire le cose come stanno, a non aver paura di denunciare cosa non funziona, le ingiustizie, incompetenze o mancanze, i raggiri, i vari tentativi di lavarsene le mani o dare la colpa a qualcun'altro o peggio ancora tentare di giustificarsi portando ad esempio situazioni peggiori come fosse una gara a chi fa meno peggio. Lo so che non fa piacere a nessuno venire additati come brontoloni, scocciatori, come quelli a cui non sta mai bene niente, che non sono mai contenti, ma non è così che stanno le cose. Non è vero che coloro i quali hanno l'ardire di far sentire le loro ragioni che poi sono anche le nostre ragioni, lo facciano per il solo gusto di lagnarsi di ogni cosa, oddio qualcuno magari lo fa anche nel tentativo di ottenere qualcosa in più degli altri, ma nella maggior parte dei casi non è così. Certo, a stare sempre zitti, a non reclamare mai o tentare di non pensarci e rivolgersi verso cose frivole e divertenti sperando in chissà quale magia, saremmo più simpatici, meno ingombranti perchè in fondo, quello che la maggior parte delle persone vuole non è sentir parlare di problemi e ingiustizie. Di sicuro è più facile che sia qualcun'altro a contestare, nessuno però si è mai chiesto se sia meglio essere simpatici o cercare di contribuire a far sì che le cose possano funzionare. Già, perchè se non ci fosse nessuno che almeno tenta di fare qualcosa, fosse anche solo attraverso le proteste che sono utili a mettere in evidenza cosa non funziona, non cambierebbe mai niente. Se in un futuro spero non troppo lontano qualcosa di buono e un pò più di giustizia si otterrà, è proprio grazie a quei brontoloni, quegli antipatici che adesso sono sgraditi perchè le loro proteste creano problemi, ma solo a coloro i quali in quest'andazzo di ingiustizie vogliono continuare a sguazzare, a scapito di altri. Non vorrei essere troppo puntigliosa, ma i problemi esistono da tempo e forse se le cose negli ultimi anni sono peggiorate è anche perchè troppi sono rimasti in silenzio ed altri hanno pensato solo al loro interesse. Quello che voglio dire è che coloro che oggi sono sgraditi, i brontoloni, gli antipatici che protestano, magari saranno gli stessi ai quali un domani potremmo dover dir loro grazie per aver fatto sentire la loro voce.  

mercoledì 16 luglio 2014

Quelli che sanno dire no

Ci sono molti tipi di persone, tra queste ci sono anche quelli che dicono "no" a qualsiasi cosa loro si proponga, a prescindere da cosa si tratti, a meno che non sia una loro iniziativa. Chissà se fanno così perchè nel mostrarsi consenzienti potrebbero sentirsi defraudati di una qualche sorta di potere e rifiutando, anche ciò che potrebbe essere loro congeniale solo perchè non sono stati loro a proporlo, da loro una sensazione di superiorità. Vai a capirli!
All'estremità opposta ci sono quelle persone che dicono "si" ad ogni cosa, ma a quel loro si, spesso non corrisponde l'azione che ci si aspetta, sovente è proprio il contrario, per cui il loro "si" vale poco o niente.
"si, vengo" e poi chi lo vede
"si, conta su di me" ma chissà perchè non hanno mai tempo da dedicarti
"si, mi piace" ma dentro di se pensano "che schifo" ed è anche quello che vanno a dire agli altri
Le loro contraddizioni si potrebbero descrivere all'infinito.
Per quello che mi riguarda, certa gente può anche continuare a fare la solita manfrina ipocrita del "si" ad ogni cosa senza che vi sia nessun fondamento di verità, spero almeno si rendano conto che così facendo, con il tempo nessuno crederà più alle loro parole.
A dire il vero esiste anche un'altro tipo di persone, i "ni" che sono più frequenti di quello che si possa pensare. I "ni" sono, come è facile intuire, quelle persone che non dicono "no" ma nemmeno "si", rimangono sul vago come se avessero timore di prendere posizione. Si trincerano dietro i: forse, vedremo, guarderò se posso, appena possibile, non sò se ce la faccio, può darsi e via dicendo, ma in realtà vorrebbero dire no.
Allora perchè non dirlo dico io, tanto lo sappiamo tutti che vuol dire quello, è inutile stare a prenderci in giro.
No, non mi sembra così difficile da dire se è quello ciò che pensi. Così evitiamo di perder tempo in inutili false diplomazie che non servono a nessuno, nemmeno a salvarti la faccia. Anzi, si fa più bella figura se invece di trovare scuse, spesso anche poco plausibili, si dicono le cose come stanno. Essere diplomatici non vuol dire falsità, significa trovare la maniera giusta di dire le cose, senza offendere o ferire nessuno ma nemmeno creare false aspettative.
A conti fatti, le uniche persone la cui parola vale qualcosa, sono quelle capaci di dire "no" quando è il momento di dirlo, così saranno sinceri anche i suoi "si", ed i "forse" se mai verranno pronunciati, saranno altrettanto sinceri ed avranno il loro peso.

lunedì 2 giugno 2014

Opportunità

Le caratteristiche fisiche determinate dai nostri geni hanno portato gli studiosi a suddividere l'umanità in quattro razze : bianca, rossa, gialla e nera. A questa suddivisione vi sono stati numerosi tentativi di aggiungere ad ognuna di queste razze delle caratteristiche sociologiche e psichiche, ma le diverse gradazioni della pelle e le diverse caratteristiche fisiche del corpo non possono spiegare la differenza delle culture, nè che tra le molteplici popolazioni vi possano essere delle variazioni nel potenziale dell'intelligenza, della personalità o del carattere. Eppure nel corso della storia molti uomini hanno sostenuto che il loro popolo era più civile o addirittura più umano di altri, difendendo la teoria che in alcune razze rispetto ad altre, vi fossero speciali qualità. In diverse parti del mondo si ebbero teorie di superiorità razziale, create appositamente per essere usate come scusa per ridurre in schiavitù e uccidere milioni di persone. Dal concetto di razza umana a ciò che porta a voler suddividere l'umanità in tipi razziali c'è molta differenza, e non priva di pericoli.
Non esistono delle razze con attitudini fisiche o mentali superiori alle altre, così come non si eredita l'intelligenza ma solo il potenziale per diventare intelligenti. Vi sono una moltitudine di geni che influiscono sull'intelligenza ma per il suo sviluppo dipendiamo dall'ambiente, dalla scuola e dall'educazione, assai più che per ciò che riguarda lo sviluppo fisico. I nostri geni quindi, possono fornire solo una spiegazione parziale per il modo in cui ognuno di noi è diverso dagli altri. Possiamo pensare ai gemelli identici che siano stati separati nell'infanzia e quindi cresciuti in ambienti diversi, pur assomigliandosi fisicamente, avere gli stessi geni e appartenere alla stessa razza, differiscono spesso per carattere e intelligenza. Questo significa che ogni nostra caratteristica è prodotta dall'azione reciproca dell'ereditarietà dei geni e dall'ambiente.
Mediante una buona educazione, l'intelligenza, i modi e comportamenti, possono essere sviluppati e migliorati, ma tale miglioramento non viene tramandato alle generazioni successive per il solo fatto di nascere. Da questo si può dedurre che se una differenza esiste tra le diverse razze umane che popolano il nostro pianeta, oltre alle caratteristiche esteriori, esse sono dovute per la maggior parte all'ambiente in cui si vive. Più esso è adeguato a permettere l'evoluzione dei singoli individui, più è possibile sviluppare le potenzialità di ognuno. Non avremmo mai avuto dei grandi letterati se nessuno avesse insegnato loro a scrivere o dei grandi musicisti se non avessero avuto uno strumento da suonare o dei grandi scienziati se non avessero avuto le opportunità per poter dimostrare le loro teorie, e così per altre cose.
Le potenzialità, senza gli strumenti e le opportunità per poterle sviluppare, creano le differenze più che l'appartenenza a razze diverse. Solo dando ad ogni individuo, a prescindere dalla razza, sesso o appartenenza sociale di nascita, le stesse opportunità di partenza, potremmo veramente capire quali siano le sue potenzialità o i suoi limiti.    

venerdì 16 maggio 2014

Ogni volta che

- non mi faccio demoralizzare dalle difficoltà e riesco a perseverare nei miei propositi

- impiego le mie capacità al meglio delle mie possibilità

- riesco a distinguere quali sono le cose più importanti da fare dando ad esse la priorità sulle altre

- difendo le mie idee ma sono capace di cambiarle se mi accorgo di non essere nel giusto

- non mi faccio condizionare dalle opinioni ma verifico i fatti

- senza dimenticarmi dei miei bisogni riesco a comprendere i veri bisogni degli altri

- sono coerente con quello che dico

- non rimango in silenzio davanti a una ingiustizia

- riesco a non deludere le persone a cui tengo

- riesco a trovare un p'ò di tempo da dedicare alle persone che amo anche quando ho tante cose da fare

- trovo un p'ò di gioia anche nei momenti difficili

- desidero il bene del prossimo anche quando il prossimo non mi ha fatto del bene

- ascolto anche quelli che non vogliono ascoltarmi

- riesco a disciplinare le mie tendenze e acquisto la padronanza di me stessa

- cerco di comprendere gli altri anche se la pensano diversamente da me

- riesco a non decidere al posto degli altri

- apro gli occhi di fronte a quello che non vorrei vedere

- riesco a volere anche ciò che non voglio se questa è una cosa giusta da fare

- riesco a perdonare chi mi ha fatto del male

- riesco a correggere i miei errori ed evito di commetterli di nuovo

Ogni volta che riesco a fare queste cose potrò sentirmi orgogliosa di me stessa a prescindere da quello che pensano gli altri, essi non possono sapere come sono veramente, lo possono solo intuire per mezzo di supposizioni incerte. L'unico giudizio che devo davvero temere è quello della mia coscienza ed al momento opportuno il giudizio Supremo.

" Non ti preoccupare di ciò che
 gli altri pensano di te, ma di
 ciò che tu pensi di te stesso "

lunedì 28 aprile 2014

La grande partita

Vivere è un p'ò come affrontare una grande partita alla quale nessuno, dal momento in cui nasce, può astenersi dal parteciparvi, qualsiasi siano le sue condizioni o capacità ognuno è comunque chiamato a farne parte. Nessuno potrà mai spiegarci come si fa, anche se molto si può apprendere ascoltando coloro che l'hanno affrontata prima di noi e guardando coloro che come noi, sono in campo. Si può dire che si impara mentre si vive, dai nostri errori, dai nostri successi ma anche da quelli altrui.
Durante il corso di questa grande partita potremmo far parte di una squadra, che a volte potremo scegliere ed altre no, ma più spesso saremo soli a dover affrontare i vari ostacoli che la vita ci pone di fronte. Qualche volta potremo scegliere il nostro ruolo, spesso si assume quello che la sorte, il destino o chi per esso ha messo in serbo per noi. Come in ogni partita ci vuole anche una buona dose di fortuna, ma da sola non basta a permetterci di arrivare alla fine di essa potendo dire di averla vinta.
Diventare ricchi, persone di successo, famosi o magari riuscire ad arrivare a dettare le regole del gioco può aiutare, certo, per il mio modo di vedere le cose però non basta quello per essere dei vincenti ed a volte non lo è per niente. Per me sono vincenti coloro che riescono a lasciare la loro impronta nel mondo nella maniera in cui si parla di loro, nel modo in cui saranno ricordati. Accumulare ricchezza fine a se stessa senza che questa sia solo un mezzo per raggiungere un bene più ampio, un fine comune, non fa un vincente. Un grande uomo quale fu Adriano Olivetti, è un esempio di come il non pensare esclusivamente al proprio profitto possa trasformare una persona come tante, che sarebbe potuta essere solo ricca, in una persona vincente. Per non parlare poi di Gandhi o Madre Teresa o Madiba o tanti altri che con il loro operato hanno contribuito e contribuiscono a rendere più agevole la vita, in special modo a coloro per cui questa grande partita sarebbe davvero dura da giocare. Gente come lo sono stati loro sono vincenti.
Pur senza poter arrivare alla loro grandezza, potremmo comunque dire di aver vinto la nostra partita con la vita, anche se non saremo mai ricchi o potenti, se riuscissimo a fare qualcosa di buono non solo per noi stessi, e se riuscissimo a lasciare qualcosa di noi per cui valga la pena di essere ricordati.

martedì 25 marzo 2014

Devozione e razionalità

Il razionale, inteso non come colui che predilige il pensiero, ma come colui che crede esclusivamente nell'intelletto, nella ragione senza concepire nient'altro, confida nel progresso senza voler rendersi conto, che all'evoluzione della razza umana, corrisponde un'altrettanta regressione. Ritiene l'uomo moderno più progredito, solo perchè ha sviluppato alcune capacità tecnologiche, e pensa che qualsiasi mezzo sia lecito, compreso lo sfruttamento, per raggiungere i suoi scopi, senza considerare che non è solo la tecnologia a rendere l'essere umano più progredito. Spesso è incline all'intolleranza verso chi crede in valori diversi dai suoi, ed in nome della sua ragione si reputa autorizzato ad imporre il suo principio. Ricerca il potere e non disdegna di utilizzare qualsiasi mezzo per il "bene" di tutti, stupendosi poi di incontrare così tanta resistenza in coloro che egli considera esseri inferiori. Diffida di tutto ciò che è istintivo proprio perchè si sente insicuro verso ciò che non può dominare. Sembrerebbe volesse riorganizzare il mondo con la forza.
L'uomo di fede o religioso che dir si voglia, non inteso come ecclesiastico, posa il suo fondamento di vita sulla reverenza. Crede che l'essere umano sia destinato a servire, e se pur apprezza la ragione, non pensa sia sufficiente a conoscere il mondo, meno che mai a dominarlo. Nei suoi momenti di paura, si rifugia nella fede, affidandosi completamente ad una volontà superiore con l'idea che essa persegua i propri fini anche con mezzi che l'uomo comune non può comprendere. Non crede nel progresso tecnologico, non è alla ricerca del potere, nè ama prevaricare o comandare, ma questa sua grande virtù, diventa invece un handicap quando, nei casi in cui sarebbe opportuno, resta tiepido o in contemplazione. Spesso giustifica il suo scarso impegno con il fare opere di bene, e allo stesso modo, giustifica le sue colpe a volte anche quelle altrui. Non è nemmeno incline all'educazione dei propri figli, perchè non crede nella ragione, e considera sciocchezze il sapere e la cultura.
Quello che voglio dire, è che trovo altrettanto responsabili, sia coloro che ritengono necessarie le guerre, la pena di morte, lo sfruttamento, le violenze, per il raggiungimento di una visione di  un mondo ordinato, che coloro che non fanno niente e non si espongono sufficientemente per impedirlo.

" Una ragione troppo sicura di sè,
diventa violenta e totalitaria.
Una fede che non faccia
spazio al dubbio e alla ricerca,
diventa nient'altro che
una rassicurazione comoda"

B.Forte

sabato 8 marzo 2014

Festa della donna

Per secoli uomini e donne hanno modellato la loro vita su uno schema ereditato dalla preistoria, l'uomo che procurava il cibo e la donna ad accudire la casa e allevare i figli. Oltre a questa divisione di compiti, esisteva anche quella dei valori, come se da un lato, potesse esserci: forza, sapere e potere decisivo, mentre dall'altra: debolezza, intuizione e accondiscendenza. Eppure anche allora le donne lavoravano, nei campi, nei negozi, nelle attività, ma sempre sotto lo sguardo vigile di un uomo, un pò come fossero sudditi dell'uomo-padrone.
Nello stesso tempo si occupavano della conduzione familiare, con la soddisfazione di aver compiuto il loro dovere: biancheria pulita, casa in ordine, marmellate e coscienza apposto.
All'improvviso tutto cambia. Le donne escono dal guscio in cui fino ad allora erano state relegate, ritrovandosi a guardare al mondo con occhi meravigliati, accorgendosi di possedere anch'esse la competenza necessaria per ambire a ruoli ben diversi, anche se fino ad allora avevano fatto loro credere il contrario.
Affrontando il lavoro con funzioni un tempo riservate agli uomini, le donne iniziarono ad avere coscienza del proprio valore, si accorgono di possedere competenza e intelligenza. L'antica divisione dei doveri e dei diritti nel lavoro ma anche nella vita familiare e civile, così come era stata conosciuta fino ad allora, andava modificata. Questa nuova mentalità ha prodotto un cambiamento, ma non è stato facile cercare di attuarlo, così nacquero conflitti e contraddizioni. Gli uomini, non accettarono volentieri di abbandonare i loro antichi privilegi, mentre le donne, eterne vittime del dovere, per sentirsi all'altezza dei loro padri, dei figli, dei mariti e per realizzare la loro personalità, hanno fatto un dovere anche di ciò che era un diritto.
Lavorare per sentirsi realizzate quindi, ma poi c'è da occuparsi anche della casa, del marito, dei figli, e questo non permette agevolmente di conciliare i vari compiti, con conseguenti disagi. Il lavoro libera, ma in molti casi, rende anche schiavi. Le donne che lavorano, spesso si trovano di fronte ad una scelta, mentre i loro compiti andrebbero facilitati, con orari e creazione di servizi sociali efficienti. Alle donne che non hanno lavorato o interrotto la loro carriera per fronteggiare situazioni drammatiche o semplicemente per crescere i figli, non andrebbe loro negato l'accesso o il rientro ad attività professionali, ma valutata la loro competenza.
Quelle invece che scelgono di rimanere a casa, si rendono conto che tendono ad apparire come sminuite, mentre la loro funzione dovrebbe essere riconosciuta come un mestiere, con i diritti materiali e morali che vi sono connessi. Esse, oltre alle mansioni domestiche, non solo allevano dei bambini, ma anche dei cittadini e quindi futuri membri della società produttiva, spesso si occupano degli anziani di famiglia, e devono risolvere decine di problemi quotidiani, cercando di amministrare nel modo migliore la propria famiglia. Per questo, meritano una sorta di riconoscimento, e perchè no, se ci fosse la possibilità, anche un salario sociale.
Molte donne infine, sono vittime dell'amore, a volte anche della vita, per loro riuscire a reinserirsi nella società non solo lavorativa, è ancora più difficile, per cui andrebbero maggiormente sostenute.
Ed è principalmente a queste ultime che oggi, giornata in cui si celebra la festa della donna, rivolgo il mio incoraggiamento, insieme al mio augurio. Ma voglio ricordare anche le tante donne che in tutto il mondo, per prime hanno combattuto per la nostra emancipazione, e tutte coloro che hanno compiuto qualcosa di nuovo per aiutare quelli che sono venuti dopo di loro. Ma pur riconoscendo i risultati raggiunti, molte cose andrebbero ancora migliorate. Solo quando verremo riconosciute innanzitutto come persone, ancor prima che donne, quando verrà valutata la competenza di ognuno, non in base al sesso ma in base alle singole capacità, senza emarginazioni e nemmeno favoritismi nel giudizio, potremmo dire di aver raggiunto quello che è nostro diritto.
In questa giornata, esibire un rametto di mimosa, simbolo della sensibilità femminile, è comunque voler commemorare le tante donne, che hanno permesso a voi, a noi tutte, di elevare il nostro ruolo nella società e all'interno delle nostre famiglie.

Auguri a tutte le donne
          

sabato 1 marzo 2014

Arte & Artigianato

Pur non essendo in grado di dare una definizione complessiva dell'arte, poichè essa è fatta di forme, suoni, parole, movimenti, raffigurazioni, si può comunque capire quanta importanza abbia nella vita di ciascuno di noi. Basta immaginarsi un mondo in cui non esistano il canto, la musica, la danza, poesie, racconti e opere letterarie, fotografia, lavori teatrali, cinema, sculture, quadri o disegni, solo per citarne alcuni, insomma ogni forma artistica in cui vengano espressi gli impulsi creativi, fondamento di ogni attività.
Sono sicura che nessuno saprebbe immaginarsi un mondo in cui non esista più tutto questo.
Però oggi, viviamo in un mondo in cui le produzioni di massa appaiono vincenti, mentre l'artigianato e l'arte, sembra vivano una crisi senza fine. Sono del parere che l'arte in ogni sua forma, così come l'artigianato, siano dei veri e grandi patrimoni della nostra Terra, per cui dovrebbero essere protetti e sostenuti. Così come dovrebbero essere incoraggiati tutti coloro che vi si avvicinano, perchè continuino nel loro lavoro, testimone di cultura e tradizione, fonte di ricchezza di tutti.
Con la crescita del livello culturale della società, torneranno ad essere apprezzati, l'unicità dei prodotti artistici e artigianali in cui predominano l'attenzione ai dettagli, estro e fantasia oltre alla ricerca dei materiali, insomma quel valore aggiunto che acquisisce qualsiasi oggetto, anche quello più banale, al quale dovremmo dare il giusto riconoscimento.
In un mercato praticamente senza più confini, le nostre tradizioni ma anche le innovazioni, le opere uniche, tipiche proprio dell'artigianato e dell'arte, possono contrastare il rischio di competizione economica, ed è mio parere che sarebbe bene cercare di potenziare il settore, prima che possa ulteriormente marginalizzare.

Sono orgogliosa di aver dato il mio modesto contributo, attraverso la creazione delle grafiche, alla realizzazione del progetto artigianale che sono qui a presentarvi.

Telaio Artigianale DLS Bike









Caratteristiche tecniche

Telaio Road Disk Slooping  (corsa strada con freni disco)

Tubazioni Columbus Genius con tubo obliquo oversize da 34,9 diam. 

Carro posteriore sagomato battuta 135 mm.

Assemblato artigianalmente con tecnologia Silver Fillet Brazing senza congiunzioni

Forcella Columbus

Diametro max copertura ruote 700x28

Questo telaio campione può essere realizzato su misura.

Per maggiori informazioni  dag4985@gmail.com




lunedì 27 gennaio 2014

Tempo

L'incontenibile trascorrere delle cose,
astratto, eppur misurabile,
invisibile e inafferrabile
è il tempo.
Scandito dalle ore,
dai minuti e dai secondi,
in quell'incessante susseguirsi
di giorno e notte,
alternarsi di stagioni
e eventi naturali,
mutamenti e costanti,
inarrestabile,
tuttavia,
diversamente percepito.