martedì 23 settembre 2014

Istruzione

All'inizio si facevano le astine. Coloro che sono oltre gli anta sanno di cosa parlo a quelli più giovani sembrerà preistoria ma era così che allora si iniziava ad imparare a scrivere. In prima elementare, il maestro o la maestra, ci faceva riempire i quaderni di astine e cerchietti prima di iniziare a capire che sarebbero serviti a comporre l'alfabeto. I bambini di oggi, a sei anni, utilizzano i computer, cellulari e tecnologie varie, altro che astine. Il progresso ha cambiato molte cose, non tutte in positivo purtroppo, ma questa è un altra storia, in ogni caso questa evoluzione ha cambiato anche i metodi di insegnamento. Gradatamente è diventata una professione specializzata in cui non vengono trasmesse solo le nozioni elementari.
Come le scuole dei secoli scorsi furono trasformate dall'invenzione della stampa, così le scuole odierne si aggiornano ai tempi con l'utilizzo delle moderne tecnologie che possono liberare il professore dal lato ripetitivo e meccanico del suo compito, consentendoli di raccogliere i suoi sforzi sulla parte stimolatrice e creativa dell'insegnamento, quella parte che nessuna macchina può sostituire, quella che dipende dal contatto umano. E' chiaro che l'istruzione tecnica e professionale è essenziale, così come è importante oltre alla teoria anche la pratica manuale. Spesso e volentieri una volta finiti gli studi, qualsiasi sia il nostro diploma o laurea, saremo costretti ad un periodo di pratica proprio perchè la sola formazione teorica non basta. Addirittura ci sono mestieri in cui è più importante la manualità, l'attitudine personale e l'esperienza pratica di tutte le teorie che  potremmo apprendere con lo studio. Alcuni datori di lavoro dovrebbero tenerne conto di questa cosa.
La scuola dovrebbe preparare i suoi giovani non solo a diventare membri lavoratori produttivi ma anche membri leali della comunità, insegnare loro che: gli impegni e le promesse vanno mantenute, le norme osservate, gli accordi rispettati, e inoltre dovrebbe sviluppare nei giovani il discernimento e la capacità di usare il senso critico nei confronti della società ma anche e sopratutto di se stessi.
I bambini, ma anche i giovani e qualche volta gli adulti, trascorrono molti anni sui banchi di scuola, per cui l'istruzione ha acquisito con il tempo un ruolo sempre più importante. Una volta terminata la scuola dell'obbligo, coloro che desiderano continuare gli studi, purtroppo rivolgono la loro attenzione sopratutto sull'ottenere buone occupazioni invece di rivolgerle verso le loro attitudini, non è detto però che coloro che ambiscono a ricoprire un certo ruolo siano in possesso delle doti richieste. I test di ammissione sono spesso indirizzati a provare le nozioni acquisite e non le reali capacità naturali. Sono del parere che per fare certi tipi di mestiere ci voglia una predisposizione, una vocazione come quella dei preti e delle suore. Se non c'è, lascia perdere, fai qualcos'altro, fallo per te perchè poi ne sentirai il peso, ma più che altro fallo per quei poveri disgraziati che potrebbero avere a che fare con te una volta che ti sarai diplomato o laureato, che sarai diventato medico, infermiere o insegnate o un qualsiasi altro mestiere che potrà farti avere un contatto con coloro che soffrono, con i deboli e gli indifesi, che siano bambini o anziani o malati e con chiunque non sia in grado di difendersi. Bisognerebbe testare anche il grado di umanità, perchè le nozioni si possono imparare, l'esperienza verrà in seguito, ma certe attitudini se non ci sono, non verranno acquisite con il tempo. Non è una colpa se non c'è la vocazione, ma così come non ci sogneremmo mai di diventare preti o suore se non ci fosse stata in noi  "la chiamata" non si può fare certi tipi di mestiere se non c'è una predisposizione. Così per fare un esempio, quando andiamo dal medico, spesso siamo impauriti e ci aspettiamo che ci rassicuri, che tra noi e il medico si instauri un clima di fiducia e comprensione ancor prima che sia in grado di aiutarci. Tra un bravo medico e un bravo medico che abbia anche il fattore " U " umanità, preferirei di gran lunga il secondo.
Lo stesso vale per un insegnante, esso o essa ha una grande responsabilità. Oltre a quella di trasmettere alle giovani generazioni la cultura e incoraggiarli a sviluppare le loro capacità creative, l'amore per il sapere e per tutto quanto c'è di bello al mondo, nello stesso tempo deve formare una coscienza civica. Un insegnante deve essere anche una guida, un consigliere, dal momento che spesso i giovani sono confusi o privi di scopo, provocando in essi tensioni o peggio ancora, lacerazioni nella loro psiche. Per tale motivo, coloro che intendono percorrere la strada dell'insegnamento, devono necessariamente comprenderli, non per contemplarli, ma per aiutarli a seconda dell'indole del ragazzo, con energia o con infinita dolcezza e discrezione, a realizzarsi secondo la propria inclinazione che non verrà loro imposta, ma che l'insegnante aiuterà a individuarla e custodirla. Anche l'insegnate non è quindi un mestiere come un altro che può offrire solo dei vantaggi economici, ci vuole anche una certa predisposizione prima di intraprendere quella strada, ma offre delle soddisfazioni ben più grandi di quelle che il solo denaro non può dare, formare individui.
L'istruzione, specialmente quella pubblica, dovrebbe avere il fine di far progredire ogni individuo così da evolvere in un membro della comunità capace di migliorare se stesso e la società.    

mercoledì 3 settembre 2014

Leggi e convenzioni

Esistono regole di condotta che non ci vengono imposte come leggi ma derivano da una disciplina volontaria che si basa sulla concezione che abbiamo su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, così come esistono comportamenti dettati più dalla nostra coscienza che dalla ragione. Esistono anche convenzioni che non dispongono di sanzioni se non osservate, ma che spesso vengono rispettate più per paura dell'opinione pubblica, di venir messi in ridicolo o al bando, motivo assai più efficace da seguire della legge stessa.
Nella vita di tutti i giorni, per tanta gente, è spesso più importante ciò che pensano i suoi colleghi di lavoro o vicini di casa o amici e parenti, più di quanto non lo sia la propria coscienza ed a volte è anche più importante della legge. Così esistono individui che non si fanno scrupoli a gettar fango su altri pur di salvarsi la faccia di fronte alla comunità, gente abituata a mantenere la cosiddetta immagine di facciata, che morirebbe di vergogna se non fosse arrivata, attraverso una perversione delle idee, a farne fonte di vanità. Se è sulla morale che si basa il rispetto per gli altri, purtroppo ci sono idee contrastanti su ciò che è buono e ciò che è cattivo o meglio, per qualcuno questi criteri cambiano sotto la pressione di idee e nuovi contatti, mutano a seconda di ciò che fa loro più comodo al momento.
La legge stabilisce che tutti sono uguali di fronte ad essa e tale uguaglianza è uno dei mezzi con cui assicura l'equità della sua applicazione. Ma se la legge prima di pronunciare la sua sentenza non può tener conto di altri aspetti della vita, a meno che questi non abbiano un diretto rapporto con la fattispecie, assumono invece importanza quando si tratta di capire i comportamenti, le regole di condotta che ogni individuo assume nei confronti di altri. E' troppo facile e sbagliato condannare o assolvere solo attenendosi alla superficie delle cose, così come un giudice non terrà conto solo della lettura della legge ma anche al suo spirito e infliggerà pene più o meno severe a seconda della gravità della colpa. Come singoli non possiamo far rispettare la legge con mezzi personali, non possiamo impedire agli altri di avere una loro visione di noi anche se sbagliata o impedire che altri possano condizionarli a nostro sfavore, ma come cittadini di uno Stato, dovremmo sentirci protetti dalla legge senza timore che vi siano abusi di potere, intimidazioni o corruzione, senza che la legge possa subire l'impero di uno o di un gruppo che possa manipolarla a loro piacimento.