venerdì 24 luglio 2015

Tempo libero

Tutti abbiamo bisogno di sospendere,ogni tanto,ognuno le proprie occupazioni,necessitando però qualcosa di più  del semplice tempo libero. Se avessimo solo bisogno di rilassarci, probabilmente si impiegherebbe il tempo in cui non siamo occupati in qualche attività lavorativa a riposare, a dormire, ma in questi termini non possiamo definirlo tempo libero. Molti infatti, sono quelli che occupano una buona parte del loro tempo, che non è dedicato al lavoro o alla famiglia o qualsiasi altra occupazione, ad una attività fisica o mentale, che varia da quelle un pò meno faticose a quelle estremamente faticose ed altre che non richiedono quasi nessuno sforzo. Attività quindi, che possono essere stimolanti o riposanti, ma che ugualmente si possono definire ricreative, cioè che per noi sono divertenti. La forma più ricreativa di tutte è il gioco, inteso come un attività che ci procura piacere senza che miri esclusivamente a un risultato finale. Naturalmente, una volta che il gioco cessa di essere un divertimento non è più un gioco, diventa un lavoro e in alcuni casi estremi, una vera e propria malattia. Esistono giochi di abilità, in cui la possibilità di competere con altri sono infinite, sia che si tratti di esercizi fisici, sportivi o di prove mentali, ed è l'abilità di ognuno che decide in gran parte il risultato. Niente a che vedere con i giochi d'azzardo in cui si compete per lo più con la fortuna, anche se rientra un elemento di abilità che però è sempre marginale. Nei giochi d'azzardo l'elemento predominate è il rischio, proprio ciò che a qualcuno li rende eccitanti, ma è un pò come giocare alla roulette russa, anche se non così pazzesco e pericoloso. Una delle ragioni per cui il gioco è divertimento, consiste nel fatto che è diverso dalle altre attività per quel suo elemento di incertezza, nel sapere se riusciremo o no. L'incertezza è altrettanto importante anche nelle gare sportive, stravincere non diverte, sia per coloro che competono che per gli spettatori. Ecco perchè nessuno può soffrire quelli che non stanno alle regole, tolgono al sapore del gioco tutto il suo piacere. Specialmente lo sport, è un gioco in cui non sono ammessi giochetti.
Piacere lo si prova anche a teatro o al cinema oppure guardando uno spettacolo, ascoltando un concerto, mentre ad altri piace di più essere protagonisti invece che spettatori, quindi piace recitare in teatro, ballare, cantare, dipingere, fare musica, scrivere, fare arte in generale, estraniandosi dal proprio quotidiano e rifugiandosi in un mondo che provoca sensazioni tanto forti da riuscire a trasformare il  nostro solito comportamento riservato e composto per essere liberi di esprimerci. Gli interessi di ciascuno di noi possono quindi essere di diversa origine, da quelli fisici, in cui si collocano attività varie come lo sport, le passeggiate o le gite, ove si riscontra un bisogno di esercizio fisico al quale talvolta si aggiungono altri tipi di soddisfazione, come la contemplazione del paesaggio, della natura, la socializzazione o il bisogno di quiete e silenzio, ma ci sono anche interessi che si possono definire pratici o quelli estetici, intellettuali oppure sociali. Un interesse di tipo pratico è ad esempio coltivare un orticello o fare giardinaggio, in cui c'è un desiderio di abbellimento ma anche di creazione, forse motivato da una reazione davanti alla civiltà del cemento. Gli interessi estetici appartengono invece ad un campo essenzialmente costituito dai sentimenti, dalle emozioni e da rappresentazioni in cui l'aspetto razionale subisce una trasposizione. Tra questi ci sono l'arte, quindi il teatro, cinema, concerti, letteratura e ogni forma artistica,. Gli interessi intellettuali sono suscitati invece da una sete di conoscenza che si esprime nella lettura dei giornali o nell'ascolto delle notizie, nello studio, nella ricerca, e nascono dal bisogno di indirizzarsi verso il reale. Infine, gli interessi sociali, sono determinati da un bisogno di relazione che si attua ad esempio con la frequentazione dei caffè e di tutti i luoghi d'incontro. Qualsiasi sia la cosa che ci piace fare, il tempo libero, come dice la parola, è liberazione. Liberazioni dagli obblighi del lavoro, dai legami della professione o da quelli che ci impone la famiglia, e da ogni tipo di imposizione, sappiamo infatti che nella misura in cui un attività diviene obbligatoria, non è più configurabile come tempo libero. Ma il tempo libero è anche liberazione da se stessi e un disinteressamento dell'aspetto economico di quelle attività a cui dedichiamo in nostro tempo libero, perchè se esistesse un profitto diventerebbe un lavoro e quando una passione  si trasforma in lavoro, il suo scopo principale è il guadagno. Se pur fare un lavoro che ci piace sarebbe di per se stesso una fortuna, in questi termini verrebbe meno la caratteristica principale del tempo libero e quindi non più soddisfare noi stessi ma un eventuale e ipotetico acquirente.
Il tempo libero viene quindi utilizzato in funzione degli interessi che abbiamo, da ciò che ci piace fare, ci diverte, senza nessun obbligo, e questa soddisfazione corrisponde ad uno stato nel quale vengono rimosse tutte le tensioni,  le contrarietà e ci fa stare bene.

martedì 14 luglio 2015

Non sono solo parole

Chi dice che le parole non sono importanti non sà quello che dice. Ci sono parole capaci di cambiare un momento, a volte possono cambiarci la giornata o perfino la vita. Pensate all'emozione provata nell'udire la prima parola pronunciata da vostro figlio, al "ti amo" detto dal vostro amore oppure come un semplice "si" o "no" possa cambiarci l'esistenza. Le parole possono anche alleviare le ferite, ferite invisibili ma non meno importanti di quelle che si possono curare solo con delle bende, ma allo stesso modo possono anche infliggerne di profonde e spesso dipende dalla persona che pronuncia quelle parole, da quanto sia importante per noi, in che maniera e circostanza vengono pronunciate. Lo stesso "ti voglio bene" o "ti amo" detto da qualcuno di cui non ne ricambiamo il sentimento, pur lusingandoci, non avrà lo stesso effetto se a pronunciarlo è invece la persona dalla quale speravamo di sentirlo dire. Allo stesso modo, una malaparola non ci lascerà di sicuro indifferenti, ma l'offesa sarà maggiore a seconda dell'importanza che per noi ha la persona da cui essa proviene. Qualcuno di cui ci importa poco o niente, difficilmente arriverà davvero a ferirci, perchè il dispiacere, così come la gioia, è direttamente proporzionale all'intensità dei sentimenti provati nei confronti di chi ce lo procura. Le parole quindi, possono unire le persone ma anche allontanarle, possono accorciare le distanze o estenderle fino all'inverosimile, portare pace o scatenare guerre, sanare ferite o creare solchi profondi e indelebili. Le parole però, acquisiscono valore solo se a queste seguono i fatti corrispondenti, a testimonianza della veridicità delle stesse. Così, non puoi dire a qualcuno "ti voglio bene" se poi ti disinteressi o ti comporti in malomodo, perchè non sei credibile. Ugualmente, se vuoi davvero bene a qualcuno, devi farglielo sapere, perchè oltre al comportamento, c'è bisogno di sentirselo dire. Le nostre parole rafforzano i nostri comportamenti ma non possono essere da esse sostituiti, così come le nostre azioni accompagnate dalle parole, avranno maggior significato. Ci sono anche delle parole non dette che poi diventeranno pesanti da portare per chi non le ha pronunciate, pesanti come un macigno, e diventeranno rammarico da parti di chi invece avrebbe voluto sentirle. Ma se si deve parlare a sproposito, è meglio stare zitti, i silenzi sono importanti quanto le parole,perchè come in tutte le cose, la grandezza stà nel sapiente impiego di cose contrapposte.

lunedì 6 luglio 2015

Tutto scorre

Volersi bene è indispensabile, perchè avere una buona autostima è fondamentale per amare gli altri e saperli apprezzare. Ma c'è molta differenza tra la consapevolezza e l'ossessione per l'immagine che si vuol dare di sè stessi che spesso sconfina in una forma di narcisismo. Mettendo da parte la malattia, perchè il narcisismo vero e proprio è un disturbo psichico,l'autocompiacimento narcisistico và oltre il voler fare una bella figura, sentirci bene con noi stessi e quindi curare il nostro aspetto. Il narcisista è insensibile ed egoista ed è incapace di amare gli altri perchè è concentrato solo su sè stesso. Convinto di bastarsi è però ossessionato dall'attenzione degli altri,dal proprio aspetto fisico, da tutto ciò che è apparire. Sfugge dai rapporti seri e tutto diventa usa e getta. Sicuro di sè è però incapace di reagire alla prima difficoltà che incontra, perchè la sua autostima è fondata sul nulla. Di persone così purtroppo oggi ce ne sono molte, più di quello che credete, perchè quella di oggi è una generazione sempre più narcisistica, generazione "me". Le origini di tutto questo vanno ricercate proprio nelle contraddizioni della nostra epoca, in cui i diritti ci vengono negati mentre molti pretendono di far diventare diritto, ciò che è invece una conquista. E' l'epoca in cui conta di più il consumo che il lavoro, in cui non conta più l'impegno, la capacità, ma il godimento, dove si mette in mostra se stessi come se fosse uno dei tanti prodotti di una società di massa ormai omologata. Da tutto questo nasce l'ossessione per l'aspetto fisico, l'apparire ad ogni costo non per le proprie capacità, l'essere talmente concentrati su se stessi che persino i rapporti vengono vissuti con disimpegno. Il narcisismo dilaga anche sui social network con la fotografia fatta a sè stessi, il selfie, che nasce per condividere i momenti belli, forse per divertirsi, e sotto questo aspetto è un evoluzione della comunicazione, ma c'è sempre di più lo scatto super-narcisistico che non ci risparmia niente. Da quello dissacrante a quello hot, dal celebrativo al culturale, estroso o spericolato. Lo fanno i politici, i potenti ed i vip, ma anche democraticamente i signor nessuno. Il risultato è un diffuso senso di indifferenza a tutto, in molti casi anche di solitudine, perchè invece di partire dal web per cercare contatti nella vita reale, di utilizzare la rete, si lasciano usare da essa così da diventarne dipendenti. Magari hanno mille amici sui social e nessuno con cui uscire, sempre chini sui loro telefonini di ultima generazione,perchè non possono certo farsi mancare lo status symbol, però incapaci di parlare con il vicino che gli siede accanto. Questa è l'epoca in cui non ci sono più certezze e tutto deve essere consumato in fretta, tutto scorre, diventa fluido, merce su scala globale. Per qualcuno invece, concentrarsi su sè stessi non è narcisismo,  ma è l'esigenza di costruire la propria identità in un mondo in cui tutto è omologazione, allora ci si arrangia come si può, non si sta sempre incollati davanti ad uno schermo o con il cellulare in mano, ci si impegna in prima persona, ci si muove, si cercano contatti tra coloro che abbiano voglia di costruire qualcosa. Quello che però dovremmo recuperare è il senso di appartenenza, promuovere gli incontri, una nuova cultura, scambiarci le idee, coinvolgere le persone senza che siano solo spettatori inerti, promuovere una nuova idea di società.