lunedì 11 agosto 2014

Conflitti

In una società ove vi sia una forte uguaglianza sociale, pochi saranno i suoi conflitti poichè essa costituirà un importante elemento di coesione, e meno ancora saranno i cambiamenti non essendoci nessun motivo per attuarli. In una società ove l'elemento di coesione non è dato dall'uguaglianza ma dalle differenze e dalla specializzazione dei singoli individui, saranno più comuni i conflitti poichè sono proprio le differenze ad aumentare le possibilità di disaccordi sociali. Le differenze:  di età o di sesso, economiche, di concezioni politiche o religiose possono quindi portare a squilibri. Sono gli sforzi che ciascun componente della società cerca di fare, che possono condurre verso la tolleranza religiosa e verso la democrazia, verso la creazione di leggi in difesa dei più deboli, a provvedimenti di carattere sociale e previdenziale.
I cambiamenti possono quindi avvenire in maniera pacifica e graduale ma ciò implica un grande impegno da parte di tutti e naturalmente parecchio tempo. In realtà sono i conflitti, che non vuol dire guerra nel senso più crudo del termine, ma bensì confrontarsi, anche discutere animatamente, arrivare perfino a certe fratture negli schemi sociali, che possono portare i più importanti cambiamenti benefici e arrivare ad attuare riforme sociali.
Ove ci sia necessità di cambiamento, difficilmente quindi potrà avvenire in breve tempo o in maniera pacifica, in ogni caso occorre che ciascun componente si sforzi di contribuire affinchè ciò avvenga.
La società può essere paragonata all'organismo umano in cui i vari elementi formano un tutto interdipendente.
Se un organo funzionasse male o venisse rimosso ogni parte del corpo ne risentirebbe o potrebbe perfino cessare di esistere. I vari gruppi della società sono altrettanto interdipendenti ed il mal funzionamento anche di uno solo di essi potrebbe compromettere anche quello di tutti gli altri. Questa cosa è talmente ovvia da poter pensare di escludere la necessità di ulteriori spiegazioni ma in realtà le cose non stanno esattamente così. La società è composta da individui capaci di agire liberamente, guidati da interessi più vari e quindi soggetti a contrasti. Anche se il paragone calza a pennello, in realtà gli esseri umani non sono organismi inconsciamente sociali per cui devono imparare a cooperare evitando le lotte per la ricchezza e il potere.
Imparare a cooperare non vuol dire permettere a pochi di prosperare alle spese altrui e nemmeno vuol dire che vi siano settori che per la loro sussistenza dipendano dal fatto di limitare o frenare le opportunità degli altri. Nell'arraffa arraffa, trionfano solo i più corrotti che garantiscono le proprietà dei ricchi e schiavizzano gli altri con la miseria, e i violenti, i dittatori, che sono la feccia dell'umanità. Coloro che arrivano a sottomettersi a una disciplina dispotica finiranno con aver paura di chiunque si muova liberamente.