lunedì 9 febbraio 2015

Un pò d'Italia

Circa 150 anni or sono, gli Italiani dovevano risolvere un difficile problema: fare l'Italia. Non si parlava che di Patria, con entusiasmo o con un pò di paura, senza valutare differenze regionali o distanze. L'unificazione era il bisogno di menti e di cuori attenti ad un ideale che aveva un nome " Italia ".
Volevano l'unità e la libertà, volevano l'Italia e si fece.
Tutto ciò collimava con la speranza di avere in seguito governi più liberali con maggiori garanzie di giustizia e di ordine, con la speranza che le distanze venissero accorciate così da togliere dall'isolamento le regioni e che pian piano raggiungessimo un miglioramento pratico.
Ma l'Italia che nasceva presentava compiti ardui alla classe dirigente infatti, tutto l'entusiasmo aveva accumulato notevoli illusioni, perchè non solo il malgoverno e la mancanza di libertà avevano impedito di raggiungere un livello di prosperità. La poca disponibilità di capitali da investire, la notevole differenziazione regionale e l'ignoranza delle nuove tecniche di produzione, richiedevano tempo e necessitavano di uno stimolo comune perchè si potesse concretizzare uno sforzo serio e coerente verso un livello economico pari a quello di altri paesi. Fu proprio il Nazionalismo che sottolineò questo stimolo.
L'Italia che si univa sentì la fierezza delle comuni tradizioni storiche, la grandezza della sua cultura e tradizione, e in questa ritrovata coscienza nazionale trovò la forza per un indirizzo di progresso.
Negli anni che seguirono l'unificazione, nonostante gli ostacoli incontrati la nostra economia raggiunse un certo sviluppo, tracciando le basi per quello futuro. I maggiori ostacoli incontrati dalla nostra economia furono senza dubbio la mancanza di capitali a finanziare le grandi imprese, la difficoltà di poter accumulare risparmi, il periodico ciclo di fallimenti bancari e l'acutizzazione delle tensioni sociali, specie tra i lavoratori.
Gli anni che seguirono com'è noto, portarono alla guerra, con le conseguenze che ben tutti conosciamo.
Nell'ultimo dopoguerra in nostro Paese ha veramente dedicato ogni sforzo all'espansione economica, sottolineando quello spirito unitario in cui 150 anni prima una élite di uomini aveva fortemente creduto.
Naturalmente ciò ha comportato ulteriori problemi, nuovi sforzi, più energie e necessità di adeguamenti e rinnovamenti, ma ce l'abbiamo fatta.
Oggi, nel 2015, sembra che la storia si ripeta.
Permane il contrasto tra Nord e Sud, e altre differenze regionali, la nostra presenza in Europa non ha assunto un posto più reale, la macchina statale, i vari istituti sembrano avere bisogno di profonde trasformazioni, in modo da risolvere e prevedere le attuali e future esigenze di una Nazione che non può essere considerata solo un espressione geografica.Ma ciò che è ancora più grave, è la mancanza di quella fierezza che ai nostri avi servì da stimolo per ritrovare lo spirito e la forza di reagire.
L'Italia non è solo mafia, pizza e mandolino, come ci vedono all'estero, e non dovrebbe essere ricordata come un popolo di corrotti, imbroglioni, ciarlatani e fannulloni. Una volta almeno eravamo un popolo di Santi, poeti e navigatori, ma i comportamenti dei precedenti governanti e capitani di navi, hanno ben pensato di infangare anche questa nostra eccellenza. Per fortuna ci pensa Papa Francesco a portare in alto l'onore del nostro Paese, e qualche grande poeta possiamo ancora vantarlo, con la speranza che la smettano di ridicolarizzarlo con indegne pubblicità. Sono per la libera espressione, ma non mi sognerei mai di associare l'immagine di personaggi che sono un vanto per l'Italia solo per pubblicizzare della carta igienica,che ben tutti sappiamo a cosa serva, specie per fini puramente economici.
Fra non molto verrà inaugurato l'expo in materia di cibo, tra le altre cose l'alimentazione è un'altra delle nostre eccellenze ricercata in tutto il mondo. Trovo che sia un pò contraddittorio se pensiamo che da sempre si fa un gran parlare di come risolvere i problemi inerenti alla distribuzione della ricchezza e quindi anche del cibo, con un eccesso di alimenti e generi di lusso per pochi, mentre continua fame e povertà per molti, senza che nessuno abbia mai fatto niente di concreto. Negli ultimi anni, non occorre nemmeno pensare a posti troppo lontani per ritrovarsi di fronte a questa dura realtà, però si limitano solo a parlarne.
Un'altra contraddizione riguardo all'expo alimentare,è quella di decantare i nostri più famosi marchi D.O.P. e D.O.C.G. che proprio come dice la sigla dovrebbero essere protetti e garantiti, mentre improbabili riproduzioni si trovano, come se niente fosse, negli scaffali dei supermercati esteri come prodotti Italiani, e nessuno di competenza ha fatto niente per debellare questa frode.
E cosa vogliamo dire di quella che potrebbe essere la nostra maggiore risorsa, il nostro patrimonio artistico, o meglio ciò che ne rimane, viste le tante incurie che continuano a persistere. Musei chiusi, nessuna o scarsa attività di restauro dei luoghi  e delle opere, cattiva gestione, tenuta e conservazione dei luoghi pessima, scarsità di accoglienza ai turisti, con conseguenti disagi che si traducono in pubblicità negativa.
Forse se all'estero non hanno una buona opinione degli Italiani sarebbe il caso di fare un esame di coscienza.
Qualsiasi altra Nazione ha cercato, e in molti casi è riuscita, nonostante non possedesse la millesima parte di ciò che il nostro Paese potrebbe vantare, a mettere in risalto ogni singolo elemento, a volte facendolo apparire meglio di ciò che realmente è. In Italia sono riusciti a fare di tutto per deprecare e sminuire ciò che di meglio possiede.
Non vorrei vivere in un altro posto, continuo a pensare che l'Italia sia un Paese meraviglioso, proprio per questo non riesco a capacitarmi di tanta negligenza e incuria, di come non sia possibile fa sì che gli Italiani arrivino a pensare e agire come un popolo e non solo come individui, per ritrovare un briciolo di quella fierezza che portò i nostri avi a risollevarsi.
  

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