lunedì 7 ottobre 2013

Non siamo numeri

Spesso mi sono chiesta, e sono sicura di far parte di una folta schiera, come sia possibile che esistano talmente tante sofferenze, ingiustizie, diritti negati a questo mondo, e che nessuno di quelle Organizzazioni Internazionali, vi abbia ancora posto un freno. L'immane tragedia accaduta vicino alle coste di Lampedusa, è l'ennesima conferma che la vita umana, qualsiasi vita, non ha nessun valore se non può tradursi in denaro, sono più importanti le speculazioni e gli interessi economici delle persone. Chi ha il potere di fare qualcosa, lo deve fare ora, prima che accadano di nuovo altri scempi del genere. Adesso ne parlano tutti, ma tra non molto, quelle notizie verranno rimpiazzate da qualcos'altro e così verranno dimenticati tutti quei volti che hanno un nome, e con loro le famiglie che gli piangono. Presto, diventeranno solo un numero da aggiungere alle molte vittime dell'indifferenza, della politica del denaro, delle strategie speculative. Un essere umano non può essere solo un numero.
Allo stesso modo, sono rimasta sbalordita nell'ascoltare le notizie riguardo ai recenti fatti, accaduti in un Paese che si dice progredito, come gli Stati Uniti. Un Presidente che si batte per ottenere la sanità pubblica, non solo non viene appoggiato, ma addirittura viene intralciato nel suo progetto. Trovo scandaloso, che ai nostri giorni, esistano ancora Paesi in cui vengono rifiutate le cure ai cittadini indigenti. Se a questo, aggiungiamo il fatto, che il popolo Americano, ha un forte senso di orgoglio verso la sua Nazione, e che si sono sempre reputati un Paese all'avanguardia, quasi fosse al di sopra degli altri, trovo sia disonorevole, per la Nazione tutta, un simile comportamento. Non che il nostro di Paese sia un modello a cui fare riferimento, con tutte le pecche della sanità pubblica e le tante cose che vanno riviste e migliorate, ma almeno in questo caso, non siamo arrivati a tanto. Non esistono ideologie politiche o diversi schieramenti o meno che mai gli interessi personali, che possano giustificare un comportamento che non tenga a salvaguardare la salute di ogni essere umano. Ma se proprio c'è bisogno di un motivo per occuparvi delle persone, basterebbe pensare che il peso delle malattie e della fame ostacola lo sviluppo economico. Chi è malato, non può produrre, non ha abbastanza denaro per comprare cibo, non può istruirsi e quindi, malato, affamato e ignorante, non può nemmeno sperare di migliorarsi. Questo deve finire perchè così si crea un circolo vizioso della miseria, in cui la malattia condiziona lo sviluppo economico. Le misure sanitarie, i servizi sociali e l'istruzione non si possono considerare dei sottoprodotti, ma sono la condizione preliminare per il progresso. Il diritto alla vita, il diritto alle cure, alla salute, all'istruzione, non sono negoziabili.    

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