venerdì 29 maggio 2015

La sorgente

Il cuore, le passioni, i desideri, giocano un gran ruolo nella ricerca della verità. La ricerca della verità però, suppone uno sforzo per liberarsi da quello che potremo definire, l'ordine dei sentimenti o delle abitudini. Ed è proprio perchè richiede uno sforzo che viene praticato molto raramente, condannandosi da soli alle false credenze. Molti si affidano senza troppo riflettere alle abitudini del proprio ambiente, a quello che dice un giornale, persino a un partito politico, mentre sappiamo bene che ci sono altri ambienti, giornali e partiti politici. Troppo spesso, prima di ogni cosa, ciò che vogliamo è il conforto, la serenità interiore, la famosa coscienza a posto, costruendosi le proprie certezze, ma così, la certezza diventa nemica della verità. Lo spirito di verità consiste nel preferire la verità fine a se stessa, nel non adagiarsi nelle idee antiche, nelle pseudo-evidenze costruite dai sentimenti o dalle abitudini, nel guardare gli altri e se stessi dall'esterno con obiettività, liberi da ogni condizionamento. Essere liberi però non vuol dire liberarsi da ogni responsabilità o dovere, anzi, richiede un maggior impegno, maggior conoscenza. Per conoscere, si deve andare alla sorgente, perchè passando di bocca in bocca, di testa in testa, la verità si sporca, per merito della stupidità o della cattiveria, dell'invidia e spesso dell'ignoranza, che inquinano ogni cosa. Ma per fortuna la sorgente continuerà comunque a zampillare pura, continuando la sua corsa, lasciando dietro di sè i bugiardi, gli sciocchi, i manovratori, i corrotti, coloro che pensano solo al loro bene, quelli che giudicano senza sapere o voler sapere, che vorrebbero assuefarci a sguazzare nello stagno della menzogna ove non c'è possibilità di progredire. Ognuno di noi può scegliere se percorrere la strada più comoda convincendosi di avere la coscienza a posto, o quella più difficile che porta alla sorgente.

lunedì 25 maggio 2015

La memoria

Il presente non è una linea di demarcazione astratta che separa il passato da un futuro ancora inesistente. Il nostro presente avvolge ciò che abbiamo appena fatto e ciò che stiamo per fare. La memoria appare come una specie di rivincita sulla fuga dei giorni poichè lo spirito umano può ritrovare e guardare ciò che è trascorso. Così il mondo che cambia trova fissità nella nostra memoria, ma questi momenti se pur da essa salvati, non possono essere veramente resuscitati perchè il ricordo è un evoluzione presente del passato e non il passato stesso che noi potremmo trasportare come un bagaglio. La memoria non è nemmeno un cassetto che accoglie automaticamente ogni oggetto, l'acquisizione di un ricordo dipende da fattori soggettivi, è un atto della persona che fissa il passato in funzione dei suoi valori, delle sue esigenze. Si capisce quindi che a seconda delle circostanze il ricordo si può modificare con esse, possiamo parlare infatti di un evoluzione dei ricordi. Ci sono certi ricordi, che fanno parte della nostra memoria affettiva che molto spesso rassomigliano a una specie di magia, alla resurrezione dei sentimenti suscitati da uno stimolo sensoriale, olfattivo, uditivo, visivo. Tutti conoscono l'esperienza di un ricordo suscitato da un odore particolare, da un sapore, da una melodia o da un paesaggio in cui ritrovare miracolosamente le emozioni che ci ispirarono in passato. Ma non vi è memoria affettiva se non quando l'emozione provata nell'evocare il ricordo, sia realmente quella vissuta una volta, e non un emozione nuova, diversa, suscitata da quel ricordo. Così il ricordo di un dolore può ancora provocare dolore, ma è un emozione diversa, presente, e non il ricordo di un emozione. Mentre il ricordo di un dolore, seppur diverso, è ancora dolore, il ricordo di una felicità non è più felicità, al limite può essere nostalgia. 
La memoria autentica quindi, non è una collezione di ricordi anonimi ma l'espressione della persona concreta e vivente, non il passato ridiventato presente, ma il passato riconosciuto come passato. La vera funzione della memoria è di trarre lezione da ciò che è trascorso e trasformare l'avvenimento in esperienza positiva.

mercoledì 20 maggio 2015

Desiderio e volontà

L'azione volontaria è per prima cosa un'azione intenzionale, cioè un'azione preceduta da un progetto cosciente, ed è quindi la prova dell'autenticità del progetto, ne costituisce la testimonianza poichè  suppone valori diversi dalla sola idea o dalla ragione. Se provo un desiderio, la ragione può certo aiutarmi a trovare il modo di soddisfarlo, ma non può crearlo perchè la sola ragione non costituisce volontà. E' anche vero che se siamo capaci di volere è perchè abbiamo dei bisogni, dei desideri, se fossimo privi di qualsiasi desiderio o necessità, non faremmo nulla anche se fossimo straordinariamente intelligenti, perchè il desiderio da solo non basta. La differenza fondamentale tra desiderio e volontà è proprio questa. L'uomo del desiderio non sa che aspettare che succeda qualcosa, aspetta la manna senza fare nulla, mentre l'uomo di volontà si sforza di realizzare un'opera. Il desiderio quindi non è azione, si potrebbe dire che è un sogno o una preghiera, mentre è nell'azione, nell' opera, che risiede il volere. In realtà, la vera volontà, non risiede solo nell'azione, ma in colui o colei che resiste ai suoi desideri, come diceva Renouvier " volere veramente è volere ciò che non si vuole". La volontà è prima di tutto un potere di inibizione, la forza di trattenere un desiderio, di dominarlo, uno sforzo mentale prima che fisico. Lo sappiamo tutti come è difficile prendere la dacisione di alzarsi quando non ne abbiamo voglia, allontanare la tentazione di pigrizia e mantenere questa decisione nella coscienza, ancora di più è difficile per un ubriacone smettere di bere, un giocatore di non correre a giocare e così via, tuttavia possiamo volontariamente opporci al desiderio e trionfare su un impulso, allontanando le sollecitazioni immediate a vantaggio di tendenze più profonde. Agire volontariamente implica una riflessione, sapere prima di tutto quello che si vuole, rendersi conto delle esigenze fondamentali, rinunciare a soddisfare determinati capricci e desideri superficiali, ma più che altro implica la scelta tra varie possibilità. Quando viene meno la possibilità di scelta non si potrà parlare di azione volontaria.
Una persona di volontà ha quindi sempre un ideale che gli permette di disciplinare le sue tendenze e di conseguenza acquistare quello che Goethe definiva "la signoria di se stesso".

giovedì 14 maggio 2015

Ricerca

Non si realizza una ricerca per un gusto personale e nemmeno per provare a se stessi o agli altri che si ha ragione. Con la ricerca si vuole conoscere la verità, ciò che importa è la volontà di vederci chiaro. La funzione della ricerca è simile a quella dei fari, illuminare la strada, per far si che il conducente riesca a vedere bene la strada. Ma la ricerca non viene elaborata una volta per tutte, si ridefinisce e si modifica dalla scoperta di dati sconosciuti e di problemi ignorati ed è modificata dal sorgere di nuovi avvenimenti. Essa dovrà anche essere pronta a cogliere situazioni favorevoli le quali rendano possibile il progresso della vita, del pensiero vero. Ma la ricerca risulterà efficace nella  misura in cui ci si sforzi di non reprimere gli elementi soggettivi e oggettive che dipendono dalla nostra personalità, anzi di valorizzarli. L'amicizia, l'interesse per le persone, la passione per i problemi sociali, l'esigenza di conoscere, sono dunque delle componenti essenziali, ma non meno essenziali sono l'esigenza di verifica e la disponibilità a rimettere in discussione le proprie convinzioni più profonde. Orientandosi verso questi ideali sarà molto più fecondo ed efficace che attenersi a delle regole tecnico- burocratiche. E' compito di tutte le strutture, specie quelle educative, portare avanti il lavoro di conoscienza e di ricerca ,perchè la strada per il progresso non risiede in un opposizione sterile o in una negazione reciproca, ma nella realizzazione dell'ntegrazione tendente a mettere alla portata di tutti le informazioni, specie per quella parte di persone spesso mal informate o scarsamente ricettive, e a suscitare caratteristiche di "nobiltà" che ancora troppi non posseggono.

lunedì 4 maggio 2015

Rinnovarsi

L'essere umano potrebbe continuamente rinnovarsi attraverso un processo di creazione o evoluzione che dir si voglia, ma troppo spesso rimane ancorato al passato oppure resta su modelli prefissati senza partecipazione emotiva. Sia in un caso che nell'altro questo non gli permette di agire liberamente e quindi di rinnovarsi. Quello di cui però indistintamente l'essere umano sembra essere carente, è la spontaneità. Sembra che oggi si misuri tutto, dall'amore per qualcosa di specifico al sentimento di attrazione o simpatia che proviamo nei confronti degli altri, a volte persino quello di repulsione. Ci sono molti più attori impegnati nella vita di tutti i giorni che nel mondo del cinema, come se tutto fosse diventato un grande set senza coinvolgimenti emotivi. Tutti i nuovi mezzi tecnologici, che potrebbero avvicinare le persone, hanno invece fatto sì che ci sentissimo più soli e spesso hanno contribuito a renderci meno capaci di relazionarci con gli altri. In questo siamo stati aiutati dall'uso indiscriminato della messaggistica dei cellulari, se pur utile in molti casi, in altri appiattisce e riduce le relazioni interpersonali. Lo stesso succede con i social network che se ben utilizzati sarebbero un grande mezzo di comunicazione e divulgazione, nato proprio per avvicinare le persone, ma nella stragrande maggioranza si riduce ad una azione passiva, la cui sola regola è partecipare per il gusto di esserci, e non la conoscenza. Si può dunque affrontare la vita sociale in diversi modi, limitandosi all'aspetto esteriore e statico oppure in una prospettiva dinamica interessata al problema, identificandosi con gli altri e sforzandosi di capire. Ogni fenomeno, che sia affettivo o operativo, acquisterà così maggior significato a seconda del grado di coinvolgimento dell'individuo.

sabato 2 maggio 2015

Vita quotidiana

La vita quotidiana è fatta di gesti sempre identici,di ripetizioni: alzarsi al mattino, preparare la colazione, fare le pulizie, uscire, percorrere le stesse strade, immergersi nella folla, guardare l'orologio, leggere il giornale, attraversare la stessa porta dell'ufficio o fabbrica o negozio e così via. Molti avvertono il peso di questa monotonia cercando di evadere sognando a occhi aperti, ed in essa possono prendere forma le creazioni più autentiche che nel quotidiano mettono radici, trovano l'attuazione delle aspirazioni più elevate, oppure restano solo un espressione astratta destinata a perire senza lasciar traccia. Nella vita quotidiana si può trovare quindi lo straordinario accanto alla più piatta banalità. Troppo spesso però la vita quotidiana mostra di essere terreno della fortuna o della sfortuna, del caso o del destino o di entrambe le cose, contro le quali anche lo straordinario non può far nulla. Così, nel quotidiano trovano posto sia le alienazioni che le realizzazioni dell'essere umano, possibile e impossibile, perchè possibile e impossibile vanno di pari passo, e spesso il possibile non scelto diviene impossibile. La vita quotidiana però non si esaurisce nella vita di lavoro nè in quella della famiglia e neppure nelle distrazioni, nelle passioni, negli affetti o nelle relazioni, ma comprende tutte queste fasi.Vita quotidiana quindi è anche vita sociale ed i luoghi di passaggio come la strada, il caffè, la stazione, lo stadio, sono luoghi d'incontro, ma l'uomo dubita ancora del linguaggio e rivela la sua incertezza di fronte ad una comunicazione di cui non si conosce con sicurezza per quale motivo avvenga o in che maniera o a che livello. Si parla del tempo, dei figli, della famiglia o del lavoro che c'è o che non c'è, in uno scambio di parole sempre uguali, forse inutili ma tuttavia significative, perchè è indubbia la necessità di comunicare. A volte ci si racconta, ma con i dovuti limiti, ci si confida quel poco che basta per creare un legame, in un miscuglio di fiducia e sfiducia, in un linguaggio che dice e non dice, che evita di dire o non può dire per non fare la figura dello sprovveduto che offre all'interlocutore le sue fragilità. Quando il bisogno di comunicare, di relazionarsi, non trova le parole per esprimerlo, scompare o si ribella. La vita quotidiana è quindi sempre uguale e sempre diversa, con il continuo succedersi dei personaggi, degli aspetti, degli oggetti e delle ore in quel deserto affollato di solitudini che è l'esistenza.