martedì 23 giugno 2015

L'individuo e il gruppo

Fin dalla nascita,l'individuo appartiene ad un gruppo che è la famiglia. In seguito egli continuerà,qualcuno di più qualcuno meno,a far parte di gruppi, ad agire all'interno di essi, a modellare il proprio comportamento su quella base, sia che si tratti della scuola, di un gruppo di lavoro o sportivo o altro. La parola gruppo, deriva da groppo o nodo,e indica un insieme formato da diversi individui, ma non si deve confondere il gruppo con una semplice riunione di persone che si troverebbero solo in una situazione collettiva. Il gruppo è caratterizzato da una struttura in cui esiste una interazione permanente, del tipo stimolo di risposta tra i vari componenti, che fa si che il gruppo si distingua da una semplice enumerazione statica. Una somma di individui quindi,che costituisce un entità che permette di spiegare i comportamenti propri del gruppo stesso. Un gruppo formato da un numero non eccessivo di membri, permetterà migliori scambi interindividuali, il perseguimento comune degli stessi fini,che corrisponde agli interessi di ciascuno riguardo ai valori in cui crede. Un clima affettivo nato dalle relazioni interindividuali si rifletterà positivamente sulle capacità di apprendimento e sul rendimento del gruppo. Anche lo svolgimento del compito di ognuno è un fattore di coesione, perchè il mantenimento dell'equilibrio dipende dalla sua distribuzione, così non si verificheranno tensioni o rivalità. Un numero maggiore di membri, non favorirà la comunicazione diretta tra loro, i rapporti interpersonali saranno più formali e freddi e ciò favorirà la formazione,all'interno del gruppo stesso, di gruppi più piccoli, proprio per l'esigenza di relazionarsi. Se ci sono delle competizioni all'interno del gruppo, renderà meno facile il lavoro o il compito, al contrario la competizione tra gruppi diversi, può rafforzare la coesione e il sentimento di appartenenza. Le caratteristiche individuali possono anche influenzare un integrazione efficace, nella misura in cui l'individuo, a causa della sua educazione o del suo temperamento, incontri maggiori o minori difficoltà a stare o lavorare con gli altri, un gruppo infatti esige una certa tolleranza e cooperazione. Si può quindi parlare di gruppo quando ci sono determinate caratteristiche. La simpatia reciproca è all'origine dalla coesione, la motivazione e la distribuzione dei compiti in maniera equa, le comunicazioni e la soddisfazione personale che saranno maggiori se il gruppo non è competitivo tra i vari componenti del gruppo stesso, ma ciò che sta alla base di quello che si definisce gruppo, è l'interazione, la partecipazione permanete e non una semplice riunione di individui.
Un discorso a parte potremo farlo per i più giovani, per i ragazzi ancora in fase di formazione. La maggior parte dei ragazzi, trova la maniera di associarsi in un gruppo, che sia formato da compagni di scuola o amici di quartiere non fa molta differenza per loro ed è più facile trovare motivo di aggregazione. Ci sono però diversi modi di fare gruppo e questo spesso dipende da quanto il ragazzo sia capace di avere una propria identità, diversa da quella degli altri. Ci sono dei ragazzi che non sono in grado di essere "sè" e finiscono per avere lo stesso modo di vestire,che non è solo un fatto di moda, parlare, uniformarsi persino nelle idee, in una sorta di omologazione. La propensione a stare su questa posizione di imitazione reciproca, con l'illusione di essere qualcuno essendo l'altro per un assurdo gioco di specchi, non favoriscono un identità personale. C'è però una differenza fondamentale tra i ragazzi che questi bisogni li vivono, poi li elaborano e vengono trasformati e quei ragazzi che non riescono ad elaborarli ma continuamente li subiscono. Alla radice di questo, ci sono difese e corazze stabilizzate che servono ad evitare la relazione con qualcosa di veramente diverso da sè, che spesso incute timore. Le grandi amicizie dell'adolescenza, spesso tendono a finire con l'età adulta, proprio perchè molte sono relazioni in cui si idealizzano gli amici, invece di essere un ponte verso l'individualizzazione di sè, importante per formare una propria personalità, perchè una volta coscienti della proria identità potremo davvero vedere nell'altro noi stessi, non per imitarlo, ma per poterlo capire. Vedendo nell'altro un essere umano che potremmo essere noi, potremo quasi sentire ciò che prova, ed i nostri atteggiamenti nei suoi confronti saranno diversi. Allora e solo allora sapremo come comportarci e saremo pronti  a far parte di un gruppo che lo sia per davvero, pur rimanendo noi stessi.

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